Ecco alcuni passaggi di un articolo firmato da Alberto Negri.
Reduce insieme agli Stati uniti dal fallimento dell’Afghanistan, la Nato rischia un flop anche ai confini dell’Ucraina. Oggi l’Organizzazione atlantica a oriente si sovrappone pericolosamente su una linea ribollente della storia europea: il nodo è dove finisce il confine occidentale della Russia e dove comincia quello orientale dell’Europa. Da qualche secolo qui si combattono l’imperialismo russo e l’espansionismo delle potenze europee con i loro alleati.
L’Ucraina è un po’ che ci prova a entrare nella Nato e ha presentato domanda per l’adesione nel 2008. I piani furono accantonati in seguito alle elezioni del 2010 in cui il presidente Viktor Janukovich preferì mantenere il paese non allineato. Ma in seguito alle operazioni militari russe e all’annessione della Crimea l’adesione è tornata prioritaria. Dal 2019, con un voto del Parlamento, l’obiettivo dell’adesione all’Ue e alla Nato è entrato nella stessa costituzione di Kiev.
In sostanza cosa chiede Mosca? Putin ha chiesto una garanzia agli Usa, ricordando la promessa di James Baker e di Bush padre fatta a Gorbaciov che accettava la riunificazione delle due Germanie in cambio del fatto che l’Alleanza Atlantica non si sarebbe allargata a Est.
Invece alla fine della guerra fredda, sotto la spinta americana e la scioglimento dell’Urss nel dicembre 1991, l’Alleanza si è allargata a una dozzina di Paesi (prima del Patto di Varsavia) e oggi è una coalizione di 30 stati, dal Nord America all’Europa occidentale, dai Paesi baltici alla Turchia. A questo bisogna poi aggiungere un corollario non indifferente: Israele, ovvero il maggiore alleato degli Usa, che sta facendo la sua Nato con i Patti d’Abramo stretti con i Paesi arabi.
Ora sarebbe interessante rispondere alla domanda: chi assedia chi? Quando Obama, nel 2014, chiese o volle imporre, che l’Ucraina entrasse nell’Ue, Putin reagì prendendosi la Crimea, mise sotto scacco il presidente americano, e iniziò la guerra civile in Ucraina. Che cosa ha fatto invece la Nato? Nel 2011 ha bombardato la Libia non tanto per salvare i ribelli di Bengasi ma per attuare un cambio di regime. E dopo l’Iraq nel 2003 questo a Mosca appariva un po’ troppo.
Così la Russia ha reagito in Crimea nel 2014 e soprattutto in Siria nel 2015, scendendo in campo a fianco del regime di Bashar Assad. E chi ha vinto, almeno per ora, quella guerra? Mosca e Teheran. Ora naturalmente della Siria non si parla più, della Libia il meno possibile. Mentre l’Afghanistan è stato abbandonato al suo destino con la fuga da Kabul di agosto. Con alle spalle tutti questi “successi” l’Occidente e la Nato devono stare molto attenti.