Per Trump era inutile e per Macron era cerebralmente morta. Oggi far parte della Nato sembra tornare ad essere appetibile anche per paesi tradizionalmente neutrali come Svezia e Finlandia, mentre le repubbliche baltiche si sentono relativamente al sicuro per la loro appartenenza nell’Alleanza Atlantica.
La guerra in Ucraina ha così innescato un cambiamento di approccio nella politica estera di attori la cui neutralità sembrava consolidata verso una presa di posizione attiva nei confronti della Russia. Svezia e Finlandia, geograficamente prossime alla Russia, sembrano propense a interrompere una neutralità decennale mostrando un interesse crescente a unirsi alla Nato, mentre mandano in Ucraina aiuti militari.
Una dinamica che ha coinvolto perfino la Svizzera, paese super partes per antonomasia, la cui neutralità (che dura dal XVI secolo ed è sopravvissuta a due guerre mondiali) è venuta meno quando nei giorni scorsi la Confederazione ha imposto sanzioni alla Russia e inviato aiuti militari.
Il ritorno della guerra in Europa sta quindi spostando l’asse di paesi storicamente neutrali verso un coinvolgimento nel fronte comune, mentre la Nato – che ha commesso l’errore di un pericoloso allargamento ad Est - cerca di ritrovare la propria missione originaria di bastione difensivo contro le attività militari di Mosca.
Durante l’amministrazione Trump le relazioni transatlantiche erano giunte ai minimi termini: sia a livello economico, a causa dei dazi imposti dagli USA sui prodotti europei, che a livello strategico-militare, con Trump che criticava i membri europei della NATO per non spendere abbastanza per la Difesa.
Con Biden alla Casa Bianca, nel 2021 le frizioni commerciali sono state parzialmente risolte (sia la controversia Airbus-Boeing che quella sull’acciaio/alluminio) ed è stato lanciato un nuovo “Trade and Technology Council”.
Oggi, la guerra in Ucraina ha riavvicinato le due sponde dell’Atlantico anche dal punto di vista geopolitico, con una convergenza pressoché totale sulle misure da prendere contro la Russia (è il caso del coordinamento sulle sanzioni) e in sostegno dell’Ucraina.