La strategia a geometria variabile di Pechino con la Russia

L’aiuto fornito dalla Cina alla Russia è parziale: quel che basta per spolpare il paese più esteso al mondo, senza aiutarlo più di tanto e soprattutto evitando, per ora, la rottura dei rapporti con l’Occidente

La strategia a geometria variabile di Pechino verso Mosca

La blacklist statunitense si è allungata nei giorni scorsi con l’aggiunta di cinque aziende cinesi di elettronica a cui sarà impedito di comprare tecnologia americana. Non passa ormai più di qualche settimana senza che il Dipartimento del commercio degli Stati Uniti prenda provvedimenti simili. Ma c’è una novità: per la prima volta, le nuove aggiunte sono motivate dall’accusa di aver fornito supporto all’industria militare russa.

Una violazione delle sanzioni statunitensi che è un chiaro avvertimento rivolto a Pechino (origine del 57% delle importazioni russe di semiconduttori): il supporto a Mosca si paga con la rinuncia alla tecnologia americana. I dati sembrano dimostrare che la Cina ha già appreso il concetto.

Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, solo l’Ue ha contribuito più della Cina al declino delle importazioni russe. Le esportazioni cinesi verso Mosca sono infatti diminuite del 38% rispetto alla seconda metà del 2021. Un calo non imputabile ai ripetuti lockdown nel Paese: a confronto, nello stesso periodo, l’export totale cinese si è contratto dell’8%.

A fronte della presunta ferrea alleanza sino-russa, Pechino non si discosta in realtà dalla riduzione media (40%) dell’export verso la Russia degli altri Paesi che non hanno aderito alle sanzioni occidentali. E tra le oltre 1000 aziende che hanno ridotto le loro operazioni in Russia compaiono anche colossi cinesi come Lenovo e Xiaomi.

Le esportazioni testimoniano una Cina cauta nel supportare Mosca. Ma il quadro cambia totalmente considerando le importazioni cinesi dalla Russia. Che a maggio, rispetto a un anno fa, sono aumentate dell’80%. Non sorprende: più dell’80% di queste sono costituite da fonti energetiche che Putin sta vendendo a Pechino a prezzo di saldo.

Complici i 33 dollari in meno al barile rispetto al prezzo di riferimento del petrolio Brent, quest’anno le importazioni cinesi di greggio dalla Russia sono aumentate del 55%. Stesso incremento anche per il gas naturale liquefatto russo, scontato per Pechino del 10% rispetto alle normali spedizioni in Asia.

Nonostante tutto, la Cina rimane un mercato supplementare e non sostitutivo di quello europeo, che importava, prima della guerra, cinque volte più gas di quanto faccia ora Pechino. A guadagnarci, dunque, per ora è soprattutto Pechino.

quotedbusiness.com è una testata indipendente nata nel 2018 che guarda in particolare all'economia internazionale. Ma la libera informazione ha un costo, che non è sostenibile esclusivamente grazie alla pubblicità. Se apprezzi i nostri contenuti, il tuo aiuto, anche piccolo e senza vincolo, contribuirà a garantire l'indipendenza di quotedbusiness.com e farà la differenza per un'informazione di qualità. 'qb' sei anche tu. Grazie per il supporto

Indicatori

Scopri la sezione Indicatori

(opzionale)
Paesi
www.quotedbusiness.com