Il governo argentino ha spiegato nei mesi scorsi di aver ricevuto il sostegno formale della Cina alla richiesta del paese sudamericano di aderire al gruppo Brics composto da Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, un blocco visto come un’alternativa dei mercati emergenti all’Occidente.
Secondo il ministro degli Esteri del paese sudamericano, che è un importante esportatore di soia, grano e mais, se l’Argentina si unisse al gruppo “rafforzerebbe e amplierebbe la sua voce in difesa degli interessi del mondo in via di sviluppo”.
Il termine Bric è stato coniato dall’economista di Goldman Sachs Jim O’Neill nel 2001 per descrivere la sorprendente ascesa di Brasile, Russia, India e Cina. I quattro paesi hanno avuto il loro primo vertice nel 2009 in Russia. L’anno successivo anche il Sud Africa ha aderito al gruppo, il cui acronimo è dunque divenuto Brics.
La Cina ha di gran lunga la più grande economia del gruppo Brics, rappresentando oltre il 70% della sua potenza economica collettiva pari a 27,5 trilioni di dollari. L’India rappresenta circa il 13%, mentre Russia e Brasile pesano circa il 7%, secondo i dati dell’Fmi.
Nel loro complesso, i 5 Stati rappresentano oltre il 40% della popolazione mondiale e circa il 26% dell’economia globale. Numeri destinati a crescere con il possibile ingresso della seppur scassata economia argentina.
Ma non c’è soltanto Buenos Aires. Anche l’Iran, anticipando la mossa argentina, ha formalmente chiesto nei mesi scorsi di aderire al Brics. Con un dettaglio non irrilevante: Teheran è il secondo paese al mondo a detenere le maggiori riserve di gas disponibili a livello globale.