Alla fine il governo federale tedesco c’ha ripensato. La Germania ha ritirato la sua promessa di aumentare rapidamente la spesa per la difesa ad almeno il 2% del suo Pil, contraddicendo l’impegno chiave preso giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina. In realtà, già nel 2014 tutti i membri della Nato avevano garantito che avrebbero elevato la spesa al fatidico 2%, come largamente ‘suggerito’ dagli Stati Uniti.
Il portavoce del governo Steffen Hebestreit ha ridimensionato le aspettative sull’aumento della spesa per la difesa spiegando che l’obiettivo del 2% non sarà raggiunto quest’anno, e probabilmente neanche il prossimo. Forse entro la fine della legislatura, ovvero nel 2025.
Le dichiarazioni del portavoce giungono tra le crescenti critiche sullo stato delle capacità militari della Germania nove mesi dopo che il cancelliere Olaf Scholz ha annunciato uno Zeitenwende (cambiamento epocale) nella politica di difesa e sicurezza tedesca.
Nei giorni scorsi, il ministro della Difesa Christine Lambrecht è stato oggetto di pesanti attacchi all’interno della sua stessa coalizione di governo dopo che è emerso che non ha ordinato sufficienti scorte di munizioni nonostante le carenze siano note da tempo.
Possibili ritardi nella consegna di trentacinque F-35 statunitensi stanno causando ulteriori attriti. Il ministero guidato da Lambrecht ha ammesso in una lettera riservata (visionata dalla testata Politico) che l’acquisto degli F-35 rischia di essere ostacolato da “ritardi e costi aggiuntivi”.
La voce di quoted
La nuova posizione assunta da Berlino non avrà fatto piacere a Washington. I rapporti bilaterali tra la prima e la quarta economia al mondo sembrano irrigidirsi sempre di più non solo sul piano geopolitico, soprattutto dopo la recente scelta della Germania di rinforzare gli scambi con la Cina, il primo partner commerciale della locomotiva europea.