“La peggiore crisi umanitaria dei nostri tempi”. Così l’Onu ha definito la guerra nello Yemen.
Ma ora l’indice è puntato contro l’Occidente, l’Europa in particolare. Sono le aziende del vecchio continente a fornire il necessario perché il conflitto vada avanti.
Eppure in principio la legislazione europea sarebbe esplicita: “Non si forniscono armamenti a Paesi che esercitano la repressione interna o commettono serie violazioni del diritto umanitario o delle leggi sui diritti umani”.
Così un gruppo di associazioni ha deciso di portare il problema davanti al procuratore generale della Corte penale internazionale.
L’esposto riguarda le imprese che riforniscono gli arsenali della coalizione sunnita, cioè di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti: nella lista compaiono nomi del calibro di Leonardo e Rwm Italia, ma anche Airbus, Bae, Dassault, Mbda, Raytheon, Rheinmetall e Thales.
Il passo è difficile, ma la Corte penale dell’Aia ha il potere di verificare le responsabilità delle aziende fornitrici e dei funzionari politici europei.