È una strage di civili dalle proporzioni drammatiche quella che ha colpito l’Iran, preso di mira da due esplosioni (la seconda, a circa 10 minuti dalla prima, ha travolto anche i soccorritori accorsi ad aiutare i sopravvissuti), mentre sono al culmine le tensioni con gli Usa e Israele per il conflitto mediorientale.
Almeno 84 persone sono morte lungo la strada che porta al cimitero di Kerman, nel sud-est del Paese, mentre si recavano con altre migliaia di pellegrini a rendere omaggio alla tomba di Qassem Soleimani, il comandante della Forza Qods dei Pasdaran e nemico numero 1 dello Stato ebraico, ucciso quattro anni fa in un raid statunitense all’aeroporto di Baghdad.
Le autorità iraniane parlano di attacco “terroristico” - finora non rivendicato da nessuno - ma si astengono dall’individuare esplicitamente un colpevole.
Intanto, a respingere qualsiasi sospetto su un’eventuale mano di Israele nella strage, sono intervenuti subito gli statunitensi: “Non ci sono informazioni indipendenti su quanto accaduto in Iran, è troppo presto per fare valutazioni ma non abbiamo alcun motivo di pensare che Israele sia coinvolto”, ha detto il portavoce del dipartimento di stato Usa, Matthew Miller, escludendo anche qualsiasi coinvolgimento di Washington nell’episodio.
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha affermato che i colpevoli saranno “presto identificati e puniti”. La risposta iraniana sarà “forte e distruttiva e nel più breve tempo possibile”, ha avvertito il ministro dell’Interno, Ahmad Vahidi, sottolineando comunque che le indagini sono ancora in corso per identificare i colpevoli.