Stop alla detenzione dei cittadini dell’Ue in centri di raccolta e di reclusione per migranti fermati all’arrivo nel Regno Unito poiché sprovvisti del visto di lavoro divenuto obbligatorio in base alla stretta sull’immigrazione imposta dal governo di Boris Johnson. Lo ha stabilito lo stesso governo, dopo le polemiche sul trattamento inflitto nelle ultime settimane ad alcune decine di persone in attesa di rimpatrio, soprattutto giovani, fra cui anche alcuni italiani, indicando nuove linee guida ad hoc più soft per la polizia di frontiera.
Ma cosa prevedono le nuove norme britanniche sull’immigrazione? Porte aperte a premi Nobel, attori da Oscar, artisti e scienziati. Porte chiuse a idraulici, camerieri e commessi. È in estrema sintesi il nuovo sistema “a punti” per l’immigrazione nel Regno Unito, conseguenza diretta della Brexit diventata realtà dalla fine dello scorso gennaio.
“Vogliamo attirare persone di talento da tutto il mondo, indifferentemente dalla loro nazionalità”, ha affermato nei giorni scorsi la ministra degli Interni Priti Patel presentando le nuove misure.
Le norme, simili a quelle in vigore in Australia e negli Usa, prevedono che per venire a lavorare in Gran Bretagna sia necessario avere un titolo di studio qualificato, la conoscenza dell’inglese, un salario vicino al reddito medio pro-capite nazionale (27 mila sterline l’anno).