I rapporti tra Londra e Mosca sono ora ai minimi termini. E da prima della guerra in Ucraina. Nonostante ciò, il Governo conservatore avrebbe deciso di non indagare sulle presunte interferenze russe nelle elezioni britanniche e anche nel referendum sulla Brexit: è l’accusa rivolta al Governo da un gruppo di deputati britannici, che ora hanno avuto il via libera dalla Corte europea dei diritti umani.
Si tratta della prima volta che deputati in carica si rivolgono alla Corte di Strasburgo trascinando il Governo in tribunale per tutelare la sicurezza nazionale. La causa è sostenuta dalla deputata verde Caroline Lucas, dal laburista Ben Bradshaw e Alyn Smith dell’Snp. L’iniziativa legale è appoggiata anche da The Citizens, un’organizzazione giornalistica non-profit, e da due membri della Camera dei Lord, il liberaldemocratico Lord Strasburger e la conservatrice Baroness Wheatcroft.
Un rapporto della Commissione parlamentare Intelligence & Security, pubblicato nel luglio 2020, aveva concluso che c’erano “prove credibili” di interferenze russe nel referendum sulla Brexit del 2016 e nelle elezioni britanniche. Ma l’allora premier Boris Johnson non volle avviare un’inchiesta indipendente. La Corte europea dei diritti umani, tuttavia, ha ora stabilito che la causa è valida e ha scritto al Governo britannico, che ha tempo fino al 26 aprile per controbattere alle accuse.