Il programma del nuovo governo britannico è stato presentato oggi (17 luglio) da Re Carlo III alla solenne apertura del Parlamento e comprende un’agenda legislativa fitta, costituita da circa 40 leggi: il neo premier ha urgenza di mostrare al suo Paese di essere in grado di produrre rapidamente risultati. L’obiettivo è “togliere i freni al Regno Unito” e rilanciarne la crescita.
Un pacchetto di misure simboliche e riforme concrete, quello letto da Carlo. Fra i cambiamenti costituzionali, spicca l’abolizione dei Lord ereditari dalla Camera alta. D’ora in avanti a comporre la Camera dei Lord saranno solo i Life Peer, l’equivalente dei nostri senatori a vita.
Un’altra norma riguarda l’imposizione dell’Iva sulle scuole private, viste come istituti appannaggio dei classe più abbiente.
C’è poi il pacchetto di leggi mirato a rafforzare i diritti dei lavoratori: un “new deal” volto a “bandire le pratiche di sfruttamento”.
È stata anche annunciata la nazionalizzazione delle ferrovie: la loro privatizzazione, voluta da Margaret Thatcher, si è rivelata un insuccesso e l’intervento pubblico è visto come necessario per riportare efficacia ed efficienza nel settore.
Sempre nel solco di un accresciuto peso dello Stato nell’economia, verrà creato un ente nazionale per l’energia con il compito di finanziare la transizione ecologica.
Ma soprattutto, per tirare la volata alla crescita, verranno allentati i vincoli alle nuove costruzioni, in modo da tirare su più rapidamente case e infrastrutture.
Nel complesso, il governo Starmer punta sulle riforme per sbloccare la Gran Bretagna, anche perché non ci sono soldi in cassa tantomeno margini per fare più debito pubblico.