Una fragile tregua è in vigore nel Caucaso. Armeni e azeri hanno concordato di far tacere i cannoni, ma non appena a mezzogiorno di sabato è scattato il cessate il fuoco si sono immediatamente accusati a vicenda di averlo gravemente violato.
La tregua sembra però aver momentaneamente arrestato la pioggia di bombe che nei giorni scorsi ha devastato Stepanakert, il capoluogo del Nagorno-Karabakh che armeni e azeri si contendono da decenni.
Il cessate il fuoco è stato annunciato nella notte tra venerdì e sabato dal ministro degli Esteri russo Lavrov, che ha mediato per 11 ore le difficili trattative a Mosca tra i capi delle diplomazie di Baku e Erevan. L’obiettivo è permettere uno scambio di prigionieri e la restituzione dei corpi dei caduti alle famiglie.
Secondo Lavrov, azeri e armeni si sono anche detti pronti a colloqui di pace, ma la strada pare ancora lunga e un funzionario azero ha rimarcato che la tregua è “temporanea”.
Il timore è che il conflitto si estenda alla Turchia, che appoggia l’Azerbaigian, e alla Russia, legata all’Armenia da un’alleanza militare.