Alla fine la montagna ha partorito un topolino. I leader del G7 evitano lo scontro frontale, ma in realtà non c’è accordo quasi su nulla. Nel documento finale restano le distanze sui temi più importanti, come confermano le parole di Angela Merkel: "Non abbiamo risolto i problemi nel dettaglio, abbiamo opinioni differenti dagli Usa". E lo ha confermato il presidente francese, Emmanuel Macron: "La dichiarazione sul commercio non risolve tutti i nodi". Mentre il paese ospitante è stato ancora più esplicito. Con Trump "ci sono state conversazioni piuttosto ruvide riguardo i dazi”, ha spiegato Justin Trudeau.
Nel comunicato congiunto firmato dai leader del G7 c'è l'impegno a continuare a "combattere il protezionismo" e a riconoscere che "il commercio e gli investimenti creano reciproci benefici, rappresentano il motore per creare crescita e lavoro. E, poi, “sottolineiamo il ruolo cruciale di un sistema basato sulle regole internazionali del commercio e continuiamo a combattere il protezionismo". Infine, "ci impegniamo a modernizzare il Wto per renderlo più giusto nel più breve tempo possibile".
Il premier italiano aveva svelato l’esito dell'incontro già nel pomeriggio: "Posso anticiparvi che abbiamo raggiunto un accordo”, ha detto Giuseppe Conte, che ha anche annunciato di aver ricevuto un invito alla Casa Bianca da parte di Donald Trump.
Il presidente americano ha, poi, lasciato il G7 in anticipo con due esortazioni. Una diretta alla riammissione della Russia nel G8, da cui era stata esclusa nel 2014 dopo l'invasione della Crimea. E, poi, un messaggio forte sulla guerra dei dazi: "Non possiamo andare avanti così, con gli Stati Uniti che sono il salvadanaio da cui tutti rubano". L'idea trumpiana degli scambi internazionali è radicale: "Diventiamo dazi-free, barriere-free e sussidi-free. Ora che funzioni o non funzioni, questo non lo so, ma io l'ho suggerito.”
Il G7 è andato male, ma non malissimo, fino all'arrivo della doccia gelata. Il presidente americano in un tweet annuncia: "Non appoggiamo più il comunicato finale e ora pensiamo a dazi sulle auto importate negli Usa". Immediata la reazione dell'Ue: "Per noi vale l'intesa siglata".