Nelle scorse settimane è circolata una notizia che ha attratto l’attenzione dei principali media. Il Centro Studi Tagliacarne – Centro studi delle Camere di commercio – ha pubblicato un comunicato stampa in cui si evidenzia che in Italia i salari sono scesi in 22 province su 107 tra il 2021 e il 2019 e che a Milano la busta paga risulta due volte e mezzo più pesante della media.
Secondo i dati riportati dall’Istituto, nel 2021 il reddito da lavoro dipendente pro-capite nella provincia di Milano sarebbe di 30.464 euro, mentre in quella di Pavia sarebbe di 5.673. A Rieti si scenderebbe ulteriormente a 3.317. “Queste statistiche incredibili sono state riprese anche da primari organi di informazione, senza alcun commento critico né il minimo dubbio di fronte a sparate così colossali”, evidenzia Bruno Anastasia su lavoce.info.
“Eppure basterebbe poco per almeno avere il senso delle proporzioni e quindi del dubbio: basterebbe controllare con fonti più affidabili, relativamente all’oggetto dell’analisi, come l’Inps”, osserva Anastasia sottolineando che “la graduatoria che si ottiene in tal modo, per il 2021, vede certo Milano al primo posto per quanto riguarda le retribuzioni medie dei dipendenti (31.200 euro, 124 euro per giornata retribuita), ma la differenza rispetto a Pavia non è il sestuplo ma un ben più realistico multiplo di 1,4, che è pur sempre una variazione in aumento del 44%”.
La conclusione è che “non aiuta, all’analisi delle numerose criticità della situazione italiana, la produzione e la recezione acritica di statistiche senza pudore”.