Negli ultimi cinquant’anni, la storia politica della Spagna ha subito trasformazioni di proporzioni epocali. Dopo la morte del dittatore Francisco Franco, il paese ha intrapreso una transizione graduale e pacifica verso la democrazia. Nel 1977, i cittadini spagnoli hanno partecipato alle prime elezioni democratiche dopo oltre quattro decenni di regime autoritario. La vittoria è andata all’Unione del centro democratico (Ucd), un partito di centro guidato da Adolfo Suárez.
Negli anni Ottanta e Novanta, la scena politica è stata dominata da due partiti principali: Psoe e Pp. Ancora oggi, le due formazioni dominanti si alternano al potere, ma a causa del sistema elettorale sono spesso costrette a formare coalizioni con i partiti minori. I governi di diverso colore che si sono succeduti hanno promosso varie riforme a livello economico e sociale, accompagnando il paese nella crescita economica, ma non solo. Tuttavia, non sono mancate le difficoltà, con due delle sfide più significative rappresentate dalla crisi del 2008 e dalla questione dell’indipendenza della Catalogna.
Sotto la guida di Sánchez, premier dal 2018, l’andamento dell’economia spagnola è stato invidiabile (sebbene quella iberica resti relativamente piccola se paragonata a quella dei primi tre paesi dell’Ue, ovvero Germania, Francia e Italia). Il Pil del paese continua a crescere a un ritmo superiore alla media dell’Unione europea: nel primo trimestre del 2023, l’economia è cresciuta dello 0,6 per cento, portando la variazione su base annua al 4,2 per cento. Anche sul fronte della disoccupazione si è ottenuto un segnale piuttosto positivo, con il valore più basso mai più registrato dopo la grande crisi del 2008.
L’inflazione è scesa all’1,9 per cento, consacrando la Spagna come la sola economia nell’Unione a rispettare, oggi, l’obiettivo del 2 per cento. Per affrontare la crisi energetica, Madrid sembra aver adottato una ricetta efficace, scollegando il prezzo del gas da quello dell’elettricità e limitando i potenziali effetti negativi sulla popolazione, a cui gli altri paesi del Vecchio Continente potrebbero ispirarsi.
A proposito di ricette efficaci e relativamente innovative, il governo iberico ha introdotto attraverso la legge di Bilancio approvata nel 2022 una patrimoniale e un contributo di solidarietà. Qualche mese prima era stato dato il via libera alla riforma del mercato del lavoro che ha restituito centralità alla contrattazione collettiva e ridotto la precarietà, fornendo le risposte corrette dopo oltre 40 anni di approcci e riforme basate sulle liberalizzazioni (che hanno finito per danneggiare anche le imprese). Eppure, alle recenti elezioni politiche i partiti al governo non hanno ottenuto una vittoria schiacciante. Tutt’altro.