La scarsa crescita che da un ventennio affligge l'Italia è imputabile al ritmo stagnante della produttività. Un'economia che non è in grado di accrescere il proprio livello di efficienza, nel lungo periodo, perde competitività, fatica a espandere i redditi, vede ridursi lo spazio per ripagare un elevato debito pubblico.
Gioca un ruolo l’elevata frammentazione del sistema produttivo. Il ritardo di produttività si concentra nelle piccole imprese, che sono numerose e meno efficienti non solo di quelle più grandi (come avviene anche altrove), ma anche delle omologhe aziende di altri paesi. La debole dinamica del valore aggiunto e il nanismo industriale vanno, pertanto, considerati come due problemi tra loro correlati.
Tra i fattori che possono spiegare le peculiarità italiane, ve ne sono tre che meritano attenzione: l’innovazione tecnologica, la selezione delle imprese e la riallocazione degli input produttivi tra le stesse aziende. Si tratta di elementi fondanti dello sviluppo economico, che tuttavia paiono essersi inceppati in Italia. Risultano, infatti, piuttosto modeste sia la quota di spesa in capitale immateriale e in R&S sul valore aggiunto, sia la diffusione delle nuove tecnologie digitali. La selezione delle imprese che entrano nel mercato è debole: se le confrontiamo con quelle degli Stati Uniti, le nuove imprese italiane hanno dimensione inferiore, riescono a svilupparsi per un numero inferiore di anni e a tassi più modesti. Infine, è giudicato basso il grado di efficienza con cui il sistema economico e istituzionale alloca le risorse produttive verso i settori e le imprese con più alto potenziale di crescita.
Combattere l’evasione può avere anche un effetto positivo anche sulla produttività, proprio per i suoi benefici riflessi sulla selezione delle imprese, la loro propensione a innovare ed espandersi. Il punto focale è che l’evasione fiscale non è egualmente praticabile da tutte le imprese: è più facile per quelle più piccole che hanno una più bassa probabilità di essere ispezionate dall’Agenzia delle entrate. Ciò implica che restare piccoli ed evadere può essere un’opzione alternativa all’intraprendere progetti innovativi che, se di successo, comporterebbero uno sviluppo dimensionale. Ma gli effetti negativi non finiscono qui: l’evasione da parte di un gruppo di imprese genera una concorrenza sleale che riduce il rendimento dell’innovazione, inducendo anche quelle innovatrici a non esprimere appieno il proprio potenziale di crescita.