Ieri il decreto "dignità", oggi torna alla carina con le pensioni d'oro e non solo. Si mostra carico il vice premier, Luigi Di Maio, e convinto: "Con il provvedimento arriva la Waterloo del precariato".
Il decreto è il primo atto concreto del governo: vieta la pubblicità sui giochi e limita le delocalizzazioni. E, soprattutto, sferra un primo colpo al Jobs Act. Previsto l’aumento del 50% dell’indennizzo sui licenziamenti senza giusta causa, il che significa che l’importo dovrebbe equivalere ad una cifra compresa fra 6 e 36 mesi di retribuzione. Ridotta, inoltre, da 36 a 24 mesi la durata massima dei contratti a termine.
Su questo punto il vice premier fa un passo indietro. Si riduce da 10 - ipotizzato nella prima bozza del provvedimento - a 5 anni il periodo entro il quale l’azienda che ha ricevuto i sostegni pubblici non può lasciare l’Italia, salvo restituire incentivi e sussidi ricevuti.
Entrambi, spesometro e studi di settore, sono già superati (con la fatturazione elettronica e gli indici di normalità economica introdotti dai governi della precedente legislatura e che entreranno a regime nel 2019). Il decreto si limita ad escludere i professionisti dallo split payment.
Oggi, oltre alle pensioni d’oro, Di Maio ha annunciato la riduzione del costo del lavoro, finalizzata ad incentivare le imprese che possono crescere. Dovrebbe essere introdotta con la legge di Bilancio. Una sorta di taglio fiscale selezionato, solo per alcuni. E qui il leader del M5s sembra tradire un’inesperienza politica. Un’idea di questo tipo presuppone di monitorare, una ad una, tutte le imprese. Non sarebbe sbagliato, se non fosse che prevede costi e tempi immani. Apre, poi, a un ritorno dei voucher: "Erano nati per alcuni lavori, come quelli domestici e per alcuni casi nell'agricoltura; se il tema è questo se ne può discutere".