Adesso toccherà al ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, dopo aver analizzato la relazione dei commissari straordinari sullo stato della compagnia, prendere in mano la situazione.
Il ministro ha indicato una possibile via nel corso di un’audizione in commissione Industria al Senato: si è detto pronto a riesumare l’Iri, l’Istituto per la ricostruzione industriale nato nel 1933 e liquidato nel 2002 perché insostenibile, dopo continue iniezioni di risorse statali a partire dagli anni ‘70.
“Da un lato ci si dice che dobbiamo difendere l’interesse nazionale - ha spiegato Patuanelli - dall’altro quando si pensa all’entrata dello Stato in certe tipologie di produzioni ci viene detto ma voi state tornando all’Iri’. Se serve sì. Dobbiamo proteggere le nostre imprese e la nostra produzione”. Il riferimento era soprattutto all’Ilva, ma la discussione in realtà riguarda anche i dossier Alitalia e Autostrade.
Per quanto riguarda la compagnia aerea, la prima possibilità è affidare ai commissari stessi il compito di ristrutturare Alitalia in tempi brevi, dividendola in due: da una parte le attività di volo, dall’altra gli asset di terra e l’handling. In questa seconda newco si concentrerebbero le migliaia di esuberi posti da Lufthansa come condizione per investire nella prima newco. Il governo, in ogni caso, dovrebbe farsi carico di robusti ammortizzatori sociali: cassa integrazione, prepensionamenti e contratti di solidarietà, i cui costi sono da calcolare.
La seconda possibilità è l’istituzione di un nuovo super commissario, chiamato a gestire un’ulteriore iniezione di denaro pubblico.
Oggi Alitalia sopravvive grazie a due prestiti-ponte concessi dal governo: uno da 900 milioni di euro erogato nel 2017 e un altro da 400 milioni che risale a poche settimane fa.
Ma il punto è: un nuovo prestito per andare in quale direzione visto che nessun privato sembra disposto a mettere un’offerta sul piatto alle attuali condizioni?