La crisi economica determinata dal coronavirus è così brutale da avere già indotto molti paesi a introdurre strumenti nuovi, basati perlopiù sull’erogazione diretta di contanti ai cittadini. Tra gli altri gli Stati Uniti hanno appena deciso di accreditare 1.200 dollari a tutti i cittadini in difficoltà.
E tutti i nodi vengono ora rapidamente al pettine. La crescente precarizzazione del mercato del lavoro cominciata in Italia dalla fine degli anni ’90 ha prodotto un’ampia fascia di lavoratori sottotutelati o persino privi di qualunque tutela.
In una situazione come questa, la loro capacità di ‘sopravvivenza’ è oggettivamente limitata. E si capisce anche quanto sia importante poter disporre di uno strumento di sostegno al reddito di ultima istanza (l’Italia lo ha introdotto nella forma del cosiddetto ‘reddito di cittadinanza’, 30 anni dopo la Francia).
Ma il RdC copre solo una quota dei soggetti nello stato di bisogno. Ecco allora che il governo ha cercato di correre ai ripari con una serie di misure, tra le quali l’assegno da 600 euro per autonomi e collaboratori.
Ma, dopo i primi segnali di possibili tensioni sociali, l’esecutivo ha capito di dover fare di più. Il governo sta così pensando al REM, reddito di emergenza. Dovrebbe costare 6 miliardi e riguardare 10 milioni di italiani. Ma il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri assicura a ‘Repubblica’: “Non è un reddito di cittadinanza bis”.