“Ce la faremo partendo dai punti di forza di cui qualche volta ci scordiamo e affrontando finalmente le debolezze che qualche volta non vogliamo vedere”. In queste parole del governatore della Banca d’Italia c’è speranza e preoccupazione.
La situazione descritta dal governatore è grave: non solo per il Pil (che crollerà quest’anno tra il 9 e il 13%). C’è anche la forte crescita della diseguaglianza. Il Gini Index, che appunto quantifica le sperequazioni nella distribuzione del reddito, è salito di 2 punti durante la crisi.
Ma non è tutto nero. Export, competitività, ricchezza delle famiglie, basso indebitamento privato. Questi punti di forza sono tuttavia soltanto una precondizione.
Oggi l’emergenza più che finanziaria, sembra quella dell’economia reale e dell'efficacia delle politiche economiche. Come conferma il richiamo a “Come pagare il costo della guerra”, il libro del 1940 di John Maynard Keynes: “Ci vuole un piano concepito in uno spirito di giustizia sociale e su sacrifici generali, che non deve essere una giustificazione per rinviare le riforme, ma un’occasione per procedere più avanti verso la riduzione delle diseguaglianze”, aveva scritto l’economista britannico.