Disuguaglianze “significative” solcano il nostro Paese. E, avverte l'Istat nel Rapporto annuale, il Covid rischia di accentuarle, allargando i divari esistenti, con una ‘scala sociale’ nella quale è più facile scendere che salire.
Il mercato del lavoro si restringe (il 12% delle imprese pensa di tagliare) proprio per le fasce più deboli, giovani e donne.
Dai dati provvisori sulle forze di lavoro emerge inoltre che i lavoratori in Cig ad aprile sono stati quasi 3,5 milioni. E, nello stesso mese, quasi un terzo degli occupati (7,9 milioni) non ha lavorato.
La ‘classe’ di origine influisce meno sulla collocazione sociale che si raggiunge all’età di 30 anni rispetto al passato ma pesa ancora in misura rilevante. Per l'ultima generazione (1972-1986), la probabilità di accedere a posizioni più vantaggiose invece che salire è scesa.
Una mobilità, dunque, verso il basso: il 26,6% dei figli rischia un ‘downgrading' rispetto ai genitori. Una percentuale superiore rispetto alle generazioni precedenti. E anche più alta di quella in salita (24,9%). Fatto mai accaduto prima.