Seguono alcuni passaggi della proposta lanciata nei giorni scorsi da Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI
La mia proposta è curare l’Italia agendo anche sulla leva fiscale: rendendo deducibili, ai fini del calcolo d’imposta sul reddito delle persone fisiche, le spese di accesso (ticket, abbonamenti ecc.) ai tanti luoghi – teatri, cinema, auditorium, musei, istituzioni – dove si riceve, si produce, si scambia cultura. Proprio come facciamo per le nostre spese farmaceutiche. Lo stesso meccanismo diretto, la segnalazione all’Agenzia delle Entrate tramite tessera sanitaria, si può replicare per quel consumo sociale di arte, musica, parole, immagini che è da sempre uno speciale salva-vita e a maggior ragione varrà quando cominceremo a emergere dall’incubo Covid-19.
So bene che non è facile tracciare la linea. So bene quali resistenze il ministro della Cultura può incontrare nell’amministrazione fiscale. Ma ora ci sono le condizioni per un coraggioso salto quantico. Tra i lasciti di questa crisi non può mancare una consapevolezza “aumentata” sulla libertà, la bellezza e perfino la gioia che l’accesso a ogni forma artistica può offrire.
Nella sala-macchine della ripartenza bisogna progettare già adesso il contrasto a tutte le povertà: quella economica certo ma anche quella educativa e culturale. La deducibilità fiscale delle spese culturali è leva imprescindibile di una moderna visione del welfare, flessibile e trasparente, in grado di fornire un “farmaco” antidepressivo capace di accendere immaginazione e desiderio e responsabilizzare chi la cultura produce sull’ impatto sociale che genera.