Sono pronte a ripartire le aziende specializzate, ma si fa dura per le imprese tradizionali, familiari e artigiane. Nessuna inversione a U, non si tornerà all’economia pre-pandemia: resisterà chi punta a servizi personalizzati a domicilio, export e lavoro qualificato. È la fotografia dell’economia del Lazio scattata da un report di Banca Intesa.
Il problema è che le aziende tradizionali a Roma sono l’80% e a fine pandemia ci saranno da una parte i salvati, dall’altra i sommersi. Ai primi appartengono le aziende dei poli tecnologici laziali: farmaceutico tra Roma e Latina, ceramica a Civita Castellana, Ict e aerospazio a Roma, agroalimentare nell’agro pontino. Stanno tutti recuperando dopo il trauma del primo lockdown.
Fra luglio e ottobre l’export del farmaceutico è calato solo del 4% rispetto al -23% registrato nel primo lockdown , il manifatturiero ha chiuso in parità recuperando il -27% di giugno, l’Ict ha chiuso con -6% e l’export delle aziende di Civita Castellana e dell’agroalimentare nell’area pontina è cresciuto rispettivamente del 5% e del 7%.
In totale, nel 2020, l’export nel Lazio è calato di appena il 6% con un fatturato di 17,6 miliardi, solo 11% in meno rispetto al 2019.