La nascita del ministero alla Transizione ecologica è una buona notizia, giunta con grave ritardo. Molto è compromesso, certamente ancora tanto si può fare. Nel mondo e in Italia. Occorre un cambio di passo, nella visione e nelle azioni. La questione ambientale non è risolvibile se non associata a quella della giustizia economica tra e dentro le società e i sistemi produttivi. È quanto scrive su Sbilanciamoci.info Alessandro Messina.
“Non ci si può accontentare di programmi – spiega Messina - che non affrontino in modo esplicito alcune questioni centrali con gli strumenti più efficaci a disposizione, come ad esempio l’introduzione di una vera carbon tax, finalizzata a scoraggiare le emissioni di Co2 e il consumo di quei prodotti che ne abusano.”
Alla base di tutto c’è la corretta prezzatura di merci e servizi. “Finché le imprese potranno scaricare su collettività e capitale naturale i costi occulti della produzione e della distribuzione, dall’inquinamento al lavoro nero, il sistema economico sarà in disequilibrio, cioè ingiusto e predatorio - aggiunge Messina -. Chi ha studiato con Federico Caffè, come Draghi, queste cose le sa bene. Il tema è come usare il potere regolatorio degli Stati, e le loro risorse, per fare quelle azioni di riequilibrio che il mercato capitalista non sa e non può fare in autonomia.”
Oggi le principali risorse finanziarie sono in capo ai governi, con un livello record del debito pubblico mondiale, mentre il credito alle imprese e all’economia reale è da anni in diminuzione. Sono dunque i governi ad avere il coltello dalla parte del manico. Come? Disincentivando alcune attività e promuovendo altre, attraverso l’immissione di ingenti risorse finanziarie e la programmazione di attività pluriennali.
Quello che occorre è “una decisa azione pubblica di indirizzo dell’economia, un inedito per gli ultimi trent’anni – aggiunge -. Non ci si può infatti illudere col recente maquillage della finanza privata che auto-celebra la propria sostenibilità: non è da essa che potrà giungere un reale cambiamento. Ora, Mario Draghi ha l’occasione di sorprenderci in positivo. Sarebbe bello trovarci presto a commentare la sua carbon tax. Allora sì, sarebbero da prendere sul serio le parole con cui ha chiesto la fiducia al Parlamento: ‘Vogliamo lasciare un buon pianeta, non solo una buona moneta’.”