Ci sono tre tipi di paesi rispetto all'euro: quelli che hanno sbagliato tutto, quelli che non hanno commesso errori e nel mezzo il resto.
Tra i primi la Grecia, che ha portato la sua spesa pubblica su livelli insostenibili, e la Spagna, le cui banche hanno gonfiato una notevole bolla immobiliare. Ma è la situazione dell’Italia che resta di più difficile comprensione: possibile che il suo Pil procapite sia rimasto le stesso di venti anni fa? C’è, tuttavia, un paese che offre un quadro ancora pià indecifrabile.
Ha seguito ogni regola. Le sue scuole sono tra le migliori al mondo, il governo è tra i meno corrotti e il debito pubblico è relativamente basso. Nonostante ciò, la Finlandia è rimasta indietro negli ultimi anni, come confermano le recenti proiezioni dell’Fmi.
Il miglior modo di studiare il paese finnico è osservare la vicina Svezia. Sono simili in tutto con un’eccezione: l’euro. Infatti, come sottolinea Paul Krugman, i due paesi sono cresciuti in misura quasi identica tra il 1989 e il 2011 in termini di Pil pro-capite, prima che l'euro trasformasse quello che avrebbe dovuto essere un brutto momento per la Finlandia in alcuni anni pessimi.
Eppure la Finlandia era diventata leader tecnologico fino a quando Apple ha irrotto sul mercato e l'iPhone ha schiacciato Nokia, che al suo picco rappresentava il 4% dell'economia finlandese. Così il governo, anziché svalutare la moneta come avrebbe voluto - e forse dovuto - fare, si è trovato costretto a ridurre i salari. Questa scelta, obbligata, alla fine potrebbe anche servire a risollevare le sorti dell’economia, come sembrano confermare i dati sulla crescita attuale, ma il rischio è di deprimere il paese e farlo restare troppo indietro per riuscire a riprendere il gruppo di testa con un’accelerata. Se così fosse, I danni sarebbero allora permanenti.