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Tutti (o quasi) contro uno. Se fosse un incontro sportivo probabilmente non ci sarebbe partita. La moltitudine prevarrebbe. Ma visto che qui si parla di economia, in questo caso cambiando l’ordine degli addendi il risultato muta.
Prendiamo in esame due semplici variabili: il prodotto interno lordo (in tal caso il riferimento è ai dati del 2019 per depurare i conteggi dal duplice effetto della pandemia e della guerra in Ucraina) e la popolazione.
Mettendo insieme i 5 membri dell’acronimo BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), il peso demografico complessivo raggiunge i 3,2 miliardi di persone, mentre gli Stati Uniti si fermano ad appena 329 milioni, ovvero circa un decimo rispetto al gruppo dei 5 (dati 2020).
Passando al Pil, il confronto assume un’altra dimensione, evidenziando la potenza assoluta della prima economia al mondo, che può contare su una ricchezza complessiva (definita come la somma del valore di beni e servizi prodotti a cui sommare le esportazioni nette, ovvero la differenza tra export e import) pari a 21,4 trilioni di dollari. I 5 Stati membri del BRICS, sommati tutti insieme, si fermano a 21,1 trilioni.
Quest’ultimi potrebbero, tuttavia, avere un jolly. Da più parti, infatti, si ipotizza che il gruppo potrebbe crescere di numero trasformandosi in BRICS-Plus, che prevede l’aggiunta di Iran e Arabia Saudita: anche il tal caso la sostanza del confronto non cambierebbe molto. Il Pil salirebbe a 22,2 trilioni (superando non di molto il dato statunitense) e la popolazione aumenterebbe a 3,3 miliardi.
Da questa semplice comparazione è possibile desumere che analizzando i dati assoluti (pre-pandemici per quanto riguarda il Pil) la potenza economica degli Stati Uniti resta preponderante (senza considerare i numerosi paesi alleati di Washington, tra cui in particolare il Giappone, che nelle vesti di terza economia al mondo può contare su un Pil pari a circa 5 trilioni di dollari). Il sorpasso di Pechino ai danni di Washington è rinviato a data da destinarsi.
