La crescita del Pil è sempre più realizzata a scapito del benessere futuro, e la crisi ecologica è un segno di come il mercato non possa funzionare come regolatore del sistema economico.
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Ecco un’anticipazione dal libro di Pier Giorgio Ardeni e Mauro Gallegati “La trappola dell’efficienza”, edito da Luiss.
“Il capitalismo ha cambiato il modo di vivere di gran parte dell’umanità, migliorandone enormemente le condizioni materiali di vita.
Negli ultimi duecento anni, l’aumento del reddito globale e medio – oggi incomparabilmente maggiore di ogni altra epoca – è avvenuto in modo non uniforme per tutti i Paesi e le fasce sociali, beneficiando più alcuni di altri, sistematicamente, provocando una distribuzione delle ricchezze iniqua. L’aumento del reddito non è stato lineare e costante, ma soggetto a variazioni e a crisi che hanno contribuito a esacerbare le disparità. A ciò si aggiunga che lo sviluppo capitalistico industriale ha portato a un degrado ambientale sempre più insostenibile, all’origine della crisi ecologica attuale, di cui il riscaldamento globale è solo un aspetto.
Il nostro benessere, che era parso migliorare a ritmi vertiginosi negli ultimi decenni, ci appare compromesso se guardiamo a come sostenerlo. Vi sono tante storture nella distribuzione, nei meccanismi di funzionamento del sistema, nei presupposti per la sua riproducibilità, che è lo stesso capitalismo ad apparirci giunto a un punto critico. Oggi non siamo più sicuri che esso sarà in grado di produrre ulteriore benessere. Come se una parte del nostro benessere di oggi dovesse essere sacrificato se vogliamo garantircene uno domani. E ciononostante sembriamo procedere nella stessa direzione, pur consci dei problemi che si prospettano.
Qui, piuttosto che indicare una via d’uscita dalla trappola evolutiva in cui la crescita del Pil, spesso predatoria della natura stessa, ci ha imprigionato, osserviamo che il capitalismo basato sull’economia di mercato sta distruggendo sia la natura che la società. Un altro sistema va dunque concepito e indagato. Ci dibattiamo in una trappola dell’efficienza che non ci lascia che una possibilità: uscirne al più presto mediante una transizione ecologica che ci conduca a un nuovo modo di produrre senza rovinare irreversibilmente la Terra”.