Il ritorno degli anni trenta

Negli anni trenta del novecento gli Stati Uniti erano per molti versi nella situazione della Cina di oggi

Il ritorno degli anni trenta

Vari segnali rafforzano il timore che l’economia globale possa piombare in una situazione simile a quella degli anni trenta del novecento, quando l’esplosione del protezionismo fece scoppiare una profonda crisi passata alla storia come Grande depressione. Uno studio degli economisti Kris Mitchener, della Santa Clara university, e Kirsten Wandschneider, dell’università di Vienna, ha stimato che negli anni trenta le guerre monetarie fecero contrarre il commercio globale di almeno il 18%

Secondo Michael Pettis, economista statunitense che insegna al Carnegie endowment for international peace, in realtà le guerre monetarie e il protezionismo – negli anni trenta del novecento come oggi – sono la conseguenza di profondi squilibri commerciali preesistenti.

Oggi questi squilibri coinvolgono innanzitutto le principali potenze economiche del pianeta, gli Stati Uniti e la Cina: i primi vogliono ridurre il deficit commerciale per rilanciare l’industria nazionale e i suoi posti di lavoro; la seconda cerca di superare i problemi dell’economia nazionale puntando sulla produzione industriale, che viene assorbita in gran parte dalle esportazioni.

Brad Setser e Michael Weilandt, economisti statunitensi del Council on foreign relations, stimano che nel 2024 l’espansione della produzione manifatturiera cinese ha fatto crescere le esportazioni del paese asiatico del 13%un risultato sbalorditivo considerando che nel medesimo arco di tempo il commercio globale è aumentato del 3%. Allo stesso tempo le importazioni cinesi sono salite di appena il 2%. Le esportazioni degli Stati Uniti e dell’Ue, invece, sono cresciute in linea con l’andamento del commercio globale. Ma, soprattutto, questi due mercati hanno contribuito ad assorbire la sovraproduzione cinese.

Nel frattempo uno studio della United nations industrial development organization fa sapere che nel 2000 gli Stati Uniti e i loro alleati in Asia, in Europa e nell’America Latina dominavano la produzione industriale globale, lasciando alla Cina solo il 6%; oggi, invece, si prevede che il paese asiatico possa arrivare al 45%.

Negli anni trenta del novecento gli Stati Uniti erano per molti versi nella situazione della Cina di oggi, cioè erano una potenza manifatturiera che aveva un enorme surplus commerciale; oggi, invece, consumano molto di più di quello che producono. Mentre più di novant’anni fa lo Smoot-Hawley tariff act, la legge del 1930 che introdusse dazi su circa ventimila prodotti, danneggiò i commerci statunitensi, oggi un eccesso di dazi e ritorsioni da parte di Pechino danneggerebbe non poco l’economia cinese, almeno fino a quando continua a essere incentrata sulla vendita di merci ai paesi occidentali.

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