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L’ereditocrazia, ovvero l’aumento del peso delle ricchezze ereditate registrato in molte economie avanzate, sta ridefinendo il rapporto tra lavoro e ricchezza, con implicazioni politiche e sociali considerevoli.
Nella maggior parte dei paesi sviluppati, il valore dei trasferimenti di ricchezza da una generazione all’altra è aumentato significativamente negli ultimi anni. Solamente nel 2025, si prevede che verranno ereditati nei paesi avanzati circa 6 trilioni di dollari, pari al 10% del Pil e più del doppio della media del secondo dopoguerra.
In tale contesto globale, in che misura possiamo parlare di ereditocrazia anche in Italia? Il valore totale delle eredità e delle donazioni in rapporto al Pil è cresciuto dall’8,4% nel 1995 al 15,1% nel 2016 e oggi sfiora il 20%: più che in molti paesi avanzati. Per dare un ordine di grandezza, la cifra rappresenta più del doppio della spesa sanitaria pubblica e privata in Italia.
Negli ultimi quindici anni, il numero di miliardari in Italia è aumentato da 10 a 71, ma il fenomeno non è limitato a pochi ultra-ricchi. Si stima infatti che un erede italiano su quattro abbia ricevuto più di 200 mila euro nel 2016 (si consideri che il reddito della famiglia mediana nel 2024 era di circa 26 mila euro).
Il valore totale degli immobili detenuti dalle famiglie italiane è aumentato meno che in altri paesi avanzati (da 4,2 trilioni nel 2005 a quasi 6 trilioni nel 2022). Tuttavia, gli aumenti sono stati molto più marcati in alcuni centri urbani come Milano.
Dato che l’Italia cresce da decenni ai tassi più anemici del continente, anche aumenti non troppo elevati dei valori immobiliari possono creare un’importante divergenza rispetto ai redditi.
Sempre a Milano, si stima che i prezzi delle case e degli affitti siano cresciuti tre volte più rapidamente dei salari, dal 2015 a oggi. E non si tratta di un fenomeno isolato: sono sei le città dove il rapporto tra costo della casa e redditi è più alto che nel capoluogo lombardo: Venezia, Firenze, Napoli, Bologna e Roma.
Come si può combattere l’ereditocrazia? Per quanto riguarda le tasse di successione, le aliquote italiane sono molto basse, le franchigie alte e le esenzioni significative. Per esempio, con un sistema simile a quello francese o belga, si genererebbero quasi 15 miliardi l’anno nel breve periodo, destinati a crescere nei decenni a venire: quanto basta per aumentare immediatamente la spesa nella sanità pubblica del 10%.
Relativamente ai patrimoni, la tassazione è relativamente consistente: meno che in Regno Unito, Francia e Belgio, ma più che in Germania e Olanda. Più della metà del gettito viene dagli immobili: circa 1,25 punti di Pil.
Occorre, inoltre, tenere a mente che, a differenza di altri paesi avanzati, la popolazione italiana è destinata a diminuire nei prossimi anni. Di conseguenza, stimolare eccessivamente la costruzione di nuove case potrebbe rivelarsi una scelta poco azzeccata.
Ad ogni modo, la soluzione più efficace è anche la più difficile da realizzare, soprattutto in Italia: una crescita economica sostenibile che faccia aumentare i salari.