Un panorama desolante. È quello ritratto nella fotografia scattata da Oxfam nel rapporto "Bene pubblico o ricchezza privata" che, come ogni anno, l'organizzazione no profit diffonde in concomitanza con il meeting di Davos.
Il rapporto afferma che molti governi stanno di fatto peggiorando la disuguaglianza perché non investono abbastanza nei servizi pubblici. E “The World Inequality Report 2018” mostra che tra il 1980 e il 2016 il 50% più povero dell'umanità ha ottenuto solo 12 centesimi per ogni dollaro di crescita del reddito globale. Al contrario, ben 27 centesimi per l’1% più ricco.
Le 2.200 persone più ricche al mondo, tra marzo 2017 e lo stesso mese del 2018, hanno messo in cascina ulteriori 900 miliardi di dollari. Invece, la ricchezza netta della metà più povera del globo, pari a 3,8 miliardi di persone, è diminuita dell'11%. In termini ancora più concreti, 26 ultramiliardari (contro i 43 del 2017 e 61 nel 2016) possiedono oggi la stessa ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale. Si è arrivati a cio’ in seguito alla riduzione della pressione fiscale per le fasce più abbienti: nei Paesi più sviluppati l'aliquota massima dell'imposta sui redditi è passata dal 62% del 1970 al 38% del 2013.
Parallelamente, emerge un forte rallentamento della riduzione della povertà: secondo la Banca mondiale tra il 2013 e il 2015 il tasso annuale si è contratto del 40% rispetto alla media annua 1990-2015 e 3,4 miliardi di persone vivono ancora con meno di 5,5 dollari al giorno.
Per provare a modificare il trend un’idea potrebbe essere una tassa sulla ricchezza globale come suggerito dall'economista francese Thomas Piketty.