Il Fondo monetario internazionale rivede al rialzo le previsioni sulla ripresa economica globale. Rispetto ai calcoli di gennaio, si registra un miglioramento delle stime di 0,5 punti percentuali al +6% globale e +4,4% per il 2022 (+0,2 punti), dopo la storica contrazione del -3,3% del 2020.
L’Organizzazione con sede a Washington – che si è detta “molto favorevole” all’imposizione di una tassa globale minima sulle aziende, rilanciata da Biden e Yellen - frena tuttavia gli entusiasmi ricordando che restano sfide aperte e che la pandemia non è ancora sconfitta, come dimostra la crescita dei contagi in alcuni Paesi.
A trainare il miglioramento della proiezione globale sono soprattutto gli Stati Uniti, che salgono di 1,3 punti percentuali nella loro previsione e sfondano la soglia del +6%. Per la Cina si stima un Pil in rialzo dell’8,4% nel 2021 e del 5,6% nel 2022, dopo una crescita del 2,3% nel 2020.
La differenza dei ritmi di ripresa lascerà comunque una ferita difficilmente colmabile nel breve periodo: l’Fmi stima infatti che una fetta aggiuntiva di 95 milioni di persone sia entrata in povertà nel 2020 rispetto alle previsioni ante-Covid.
All’interno dei Paesi, altre disuguaglianze minacciano di esplodere: i lavoratori più giovani e meno qualificati sono le vittime più frequenti della crisi, le donne in particolare nei Paesi emergenti hanno pagato un prezzo più alto.