“Auspico un ritorno dello Stato, un maggiore impegno dei governi. Il libero mercato non ha saputo regolare da solo la società, la distribuzione del reddito, e i rischi ambientali.” Joseph Stiglitz certifica al Festival dell’economia di Trento la crisi profonda del neoliberismo e segnala con toni allarmati la necessità di nuovi paradigmi socio-economici.
Tra disarmonie e conflitti, per il Nobel statunitense, serve un’inversione di rotta repentina perché ci stiamo muovendo verso l’economia del futuro che sarà basata sulla conoscenza. “Vogliamo lasciare la conoscenza nelle mani di pochi privati dediti alla massimizzazione dei profitti?”. È la provocatoria domanda di Stiglitz.
Secondo l’economista, la conoscenza deve restare un bene pubblico, perché se i privati produrranno conoscenza cercheranno di limitarla e controllarne i benefici. Per i governi – dal suo punto di vista - sarà quindi sempre più importante e indispensabile avere un ruolo nell’economia della conoscenza: “L’abbiamo scoperto anche con i vaccini. Risultati scientifici così veloci sono stati resi possibili da consistenti fondi pubblici, mentre i privati hanno concluso solo l'ultimo miglio.”
Per Stiglitz avremo sempre più bisogno di regole e norme, dal momento che siamo anche soggetti a variabili esterne e imprevedibili, come i cambiamenti climatici sovranazionali e le pandemie globali. L’economia di mercato – conclude – non è stata in grado di affrontare il dilagare delle diseguaglianze e la crisi del lavoro, perché il mercato, se lasciato libero, non si occupa della giustizia sociale e della redistribuzione del reddito. Al neoliberismo del passato, quindi, dobbiamo contrapporre un ritorno dello Stato.