Il rischio è il sovrappopolamento o lo spopolamento del pianeta? E quante persone abiteranno la Terra nel 2100?

Secondo alcuni demografi, il rischio che si profila all’orizzonte non è il sovrappopolamento del pianeta, con tutte le temute conseguenze in termini di scarsità di risorse e impatto sull’ambiente, ma il declino a cui, tra circa una quarantina di anni, andrebbero incontro molte aree del mondo. In ben 183 Paesi su 195 le nascite potrebbero non essere sufficienti per garantire il ricambio della popolazione.

Il rischio è il sovrappopolamento o lo spopolamento del pianeta?

Quanti abitanti avrà la Terra nel 2100? Secondo le Nazioni Unite, la popolazione raggiungerà i 10,9 miliardi di persone entro la fine del secolo. La stima è contenuta nell’ultimo rapporto, a cadenza biennale, pubblicato nel 2019. Il documento successivo era atteso per il 2021 ma è stato posticipato al 2022.

I numeri elaborati dall’Onu non combaciano tuttavia con quelli a cui sono giunti altri gruppi di esperti, facenti capo all’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) di Vienna e all’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) dell’Università di Washington a Seattle, che sono invece concordi (seppur con lievi differenze tra le stime proposte dai due team) nel sostenere che la popolazione globale raggiungerà i 9,7 miliardi entro il 2070 e poi diminuirà. Il picco, in altri termini, arriverebbe prima ma sarebbe più contenuto e a esso inizierebbe poi a far seguito un calo della popolazione mondiale.

Non è la prima volta che le stime dell’Onu sulla crescita della popolazione mondiale vengono messe in discussione da altri lavori scientifici che tendono a rivederle al ribasso. Lo scorso anno, infatti, sulla rivista The Lancet era stato pubblicato un articolo, firmato proprio da 23 studiosi dell’Università di Washington, che aveva ribaltato la visione che spesso accompagna le discussioni sulla crescita demografica. Per questi autori il rischio che si profila all’orizzonte non è il sovrappopolamento del pianeta, con tutte le temute conseguenze in termini di scarsità di risorse e impatto sull’ambiente, ma il declino a cui, tra circa una quarantina di anni, andrebbero incontro molte aree del mondo. In ben 183 Paesi su 195 le nascite potrebbero non essere sufficienti per garantire il ricambio della popolazione che necessita di un tasso di fertilità di circa 2.1 figli per donna.

Si tratta naturalmente di valutazioni teoriche perché sull’andamento demografico hanno un impatto anche fattori come la riduzione o l’aumento della mortalità e i flussi migratori. Tuttavia i risultati di questo studio fanno riflettere, soprattutto perché sottolineano come alcuni Paesi potrebbero vedere addirittura dimezzata la propria popolazione. È questo lo scenario che gli studiosi prevedono anche per l’Italia, che si è da tempo avviata verso l’inverno demografico: il picco di 61 milioni di abitanti raggiunto nel 2014 è ormai alle spalle, la natalità continua a diminuire e nel 2100 la popolazione potrebbe crollare a 30,5 milioni di persone. Un’implosione che avrebbe preoccupanti conseguenze (anche) economiche.

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