Quando si muove lui, bisogna per forza tenerne conto. Anche se non è detto che anche questa volta possa aver sbagliato. Parliamo di Warren Buffett. La sua compagnia, la Berkshire Hathaway, con un valore di 590.000 milioni di dollari, continua a scommettere sulle imprese energetiche. Nei giorni scorsi ha rivelato di aver acquistato più azioni di Occidental Petroleum, per un valore di 52 miliardi di dollari, portando la sua quota nel conglomerato a più di un quarto del valore complessivo del colosso. A ciò occorre aggiungere una partecipazione di 24 miliardi di dollari in Chevron.
Decisioni che segnano un cambiamento rispetto al passato scetticismo di Buffett sul possesso di produttori di materie prime. In particolare, a cambiare è stata soprattutto la percezione del futuro del’oro nero. Le compagnie petrolifere sono sempre più riluttanti a investire in megaprogetti che impiegano anni per iniziare a pompare petrolio, vista l’onda crescente che chiede la transizione energetica delle economie. Gli investitori, consapevoli degli eccessi del passato, hanno anche spinto le società pubbliche a concentrarsi sulla restituzione del capitale. In combinazione con prezzi elevati, il risultato è stato profitti alle stelle e cedole rilevanti per gli azionisti. Fatti che devono aver attratto l’attenzione anche di Warren Buffett.
Ma se il prezzo dell’oro nero dovesse scendere sensibilmente (nel medio periodo), il magnate andrebbe incontro a una sonora sconfitta. In caso contrario, ad accusare il colpo sarebbe il Pianeta che con sempre maggiore lucidità sta comprendendo quanto sia difficile staccarsi dall’oro nero (oltre che dalle altre risorse fossili). Non a caso, è definito oro, sebbene l’associazione con il colore ci ricorda che non è luccicante come il metallo prezioso. Bensì, molto sporco.