“Una sfida esistenziale all’economia europea”. Così il Commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, ha definito l’Inflation Reduction Act (IRA), la legge approvata ad agosto dall’amministrazione Biden per accelerare la transizione verde dell’industria statunitense. Dove risiederebbe la sfida? Nei 369 miliardi di dollari tra sussidi e agevolazioni fiscali.
Un provvedimento che entrerà in vigore nel 2023, ma che sta già portando più di una azienda europea a spostare gli investimenti dal Vecchio Continente agli Usa. Grazie all’IRA, la costruzione di una nuova fabbrica di batterie elettriche negli States viene sussidiata con fino a 800 milioni di dollari. La stessa fabbrica in Europa riceverebbe “solo” 155 milioni di dollari. Anche nel settore dell’idrogeno le sovvenzioni americane sono ora cinque volte quelle europee. Uno spread che si aggiunge a quello dei costi dell’energia.
Attualmente, il gas naturale costa sei volte di più in Europa che negli Usa. A causa di questa asimmetria, l’aumento annuo dei prezzi alla produzione è molto più marcato per le aziende europee rispetto a quelle statunitensi: +42% vs +8,5%. Di conseguenza, nei primi dieci mesi dell’anno l’industria dell’Ue è stata costretta a razionare l’utilizzo di gas e quindi la produzione. Al contrario, nello stesso periodo, l’industria americana ha aumentato i suoi consumi di gas (+5%).
Proprio a causa degli alti prezzi energetici in Europa, secondo un sondaggio della Camera di Commercio tedesca, l’8% delle imprese localizzate nella prima economia comunitaria starebbe valutando di spostare parte della produzione fuori dai confini europei. Tra queste anche Basf, il gigante tedesco del settore chimico. Un’emorragia industriale che l’Ue vuole evitare a tutti i costi.
Una soluzione diplomatica con Washington sembra ora improbabile. Così come l’avvio di una disputa commerciale con gli Usa, proprio quando il fronte occidentale vuole mostrarsi compatto. A Bruxelles, si ragiona quindi sulla creazione di un fondo per incanalare soldi nelle principali industrie europee.
Una soluzione su cui spinge Parigi che però deve convincere Berlino, tradizionalmente avversa a politiche industriali incentrate sui sussidi. Nelle ultime ore sono però arrivate alcune aperture da Berlino: in una dichiarazione congiunta i ministri dell’Economia francese e tedesco hanno chiesto una risposta coordinata europea alle misure protezionistiche dei paesi terzi come l’IRA.