La storia politica del Vietnam fino alla metà degli anni ‘70 è nota: il Paese, dopo esser stato conteso lungamente da potenze coloniali, è uscito stremato dalla lunga guerra che ha visto il massiccio coinvolgimento degli Stati Uniti.
Ancora nel 1993, sette anni dopo l’avvio delle riforme economiche incentrate su politiche di costruzione di “un’economia di mercato orientata al socialismo” (Doi moi), secondo la Banca Mondiale circa il 60% della popolazione viveva sotto la soglia nazionale di povertà, mentre oggi la povertà estrema affligge il 3%.
Il modello vietnamita di sviluppo è spesso associato al modello cinese in termini di gradualità. In realtà, a differenza della Cina, il Vietnam è riuscito a unire sviluppo e contenimento della disuguaglianza: il coefficiente di Gini, un indicatore per misurare la disparità nella società, tra il 1992 e il 2012 è rimasto praticamente invariato, mentre in Cina il coefficiente è cresciuto di oltre il 30% tra il 1995 e il 2011.
Inoltre, il Vietnam è riuscito nel giro di un ventennio a migliorare sensibilmente sotto il profilo dello sviluppo umano, l’indice calcolato dall’agenzia delle Nazioni Unite Undp, passando da 0,476 nel 1990 a 0,666 nel 2014: un incremento del 40%.
Considerando altri indicatori di disuguaglianza economica, però, la strada vietnamita verso minori disuguaglianze risulta ancora in salita. Un recente rapporto di Oxfam Vietnam (2017) ricorda come le disuguaglianze di genere, per gruppi etnici e per contesto geografico, rimangono ancora consistenti.
Ma è l’assenza di democrazia a rappresentare la disuguaglianza maggiore del Vietnam contemporaneo: il modello “a partito unico” impedisce il pluralismo politico e limita la libertà di stampa.
Intanto l’economia vola. Uno smartphone su dieci venduti a livello mondiale è realizzato in Vietnam. Nel 2017 i prodotti Samsung da soli rappresentavano un quarto delle esportazioni del paese. Mentre molte economie asiatiche stanno rallentando, anche a causa della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, il Pil del Vietnam ha registrato il 7,38% nel primo trimestre del 2018. Il paese cresce così tanto che presto cominceremo a leggere sulle etichette dei prodotti meno “made in China” e più “made in Vietnam”. Tuttavia solo il 9% della forza lavoro ha competenze di alto livello (high skilled). E ciò potrebbe ostacolare lo sviluppo futuro.