La Repubblica Popolare Cinese (Rpc) registra un declino delle nascite per il quarto anno consecutivo. Nel 2020 sono stati registrati 10 milioni di neonati, il 15% in meno rispetto al 2019.
Il dato indica che la sostituzione della legge del figlio unico con quella del secondo figlio nel 2015 non è bastato per convincere i cinesi a ingrandire il proprio nucleo familiare. Il problema è particolarmente evidente nelle provincie di Heilongjiang, Jilin e Liaoning (in Manciuria). Qui Pechino valuta l’ulteriore rilassamento delle restrizioni alle nascite, ma non la loro completa eliminazione.
La condizione demografica cinese è aggravata dall’aumento del tasso di anzianità. Nel 2025 il 14% degli abitanti della Repubblica Popolare (cioè 300 milioni di persone) potrebbe avere più di 65 anni.
Nel lungo periodo, la combinazione di questi dati può determinare la diminuzione della forza lavoro e l’aumento delle spese legate all’assistenza sociale (che ricadrebbe sulle fasce più giovani della popolazione).
L’aumento del tasso di natalità serve per accrescere i consumi interni, che a loro volta consentono la riduzione della dipendenza dalle esportazioni. Il superamento di queste sfide demografiche, nel lungo termine, è condizione necessaria ma non sufficiente per la riuscita dei piani di sviluppo economico cinesi.