Nel quarto trimestre del 2021 la Cina ha registrato una crescita del Pil pari al 4% annuo (dal +4,9% dei tre mesi precedenti), mentre nel 2021 il Pil ha segnato un incremento dell’8,1%, il maggiore dal 2011. Il dato, espresso in riferimento all’anno precedente, assume un significato ancora più rilevante se messo in relazione al +2,3% rilevato nel 2020, l’anno nero della pandemia quando tutte le principali economie (finite in territorio negativo) hanno evidenziato un crollo della crescita (ad esempio, come è possibile constatare attraverso la piattaforma dedicata agli indicatori economici e sociali a livello mondiale My Data Jungle, -3,6 per gli Usa e -4,6 per la Germania).
Secondo l’Ufficio statistico cinese tuttavia, malgrado la crescita registrata nel 2021, l’economia cinese (che nell’ultimo trimestre ha rallentato in seguito alle misure anti-contagio che hanno messo il freno ai consumi) ha “di fronte una triplice pressione derivante dalla contrazione della domanda, dallo shock dell’offerta e dalle aspettative sulla congiuntura dei mesi a venire che sono più deboli del previsto”.
Una situazione contestuale che ha spinto la Banca centrale cinese (Pboc) a dare una sforbiciata ai tassi: è stato così ridotto il tasso su 700 miliardi di yuan (148,6 miliardi di dollari) di prestiti a medio termine (Mlf) a 1 anno ad alcune istituzioni finanziarie di 10 punti base al 2,85%, dal 2,95% nelle operazioni precedenti. Con 500 miliardi di yuan di prestiti Mlf in scadenza oggi (17 gennaio), l’operazione ha portato a 200 miliardi netti le nuove iniezioni di fondi nel sistema bancario.
La Pboc ha anche abbassato i costi finanziari degli accordi di riacquisto inverso a sette giorni, o pronti contro termine, dello stesso margine al 2,10% dal 2,20%, quando ha offerto altri 100 miliardi di yuan di pronti contro termine inversi al sistema bancari, rispetto ai 10 miliardi di liquidità in scadenza oggi.