Prende forma l'arma antipovertà del presidente francese Emmanuel Macron. Un "reddito universale di attività" che sarà il risultato della fusione di diverse forme di sussidio già esistenti con l'aggiunta di un "servizio pubblico di inserimento" per facilitare il rientro nel mondo del lavoro. Nulla di effettivamente nuovo per la Francia, che più di 30 anni fa introdusse il Revenu minimum d'insertion. Uno strumento di sostegno al reddito che prevedeva una componente di attivazione dei beneficiari sul mercato del lavoro e una serie di condizionalità. Tecnicamente, qualcosa di molto simile a quello introdotto in Italia.
L'obiettivo principale di Macron è quello di raccogliere in un unico dispositivo di sostegno ai nuclei economicamente più poveri la miriade di sussidi attuali. Fra i principali sussidi attualmente in vigore, i primi ad essere assorbiti nel Reddito saranno il "premio di attività", sussidio mirante a sostenere i posti di lavoro e il potere d'acquisto dei lavoratori; l’RSA, reddito di solidarietà attiva; e l'APL, sussidio per l'alloggio. Se si contano gli attuali beneficiari soltanto del premio d'attività e dell’RSA, si raggiungerebbe già una platea di cinque milioni di persone.
Il progetto del presidente francese arriverà a prendere la forma di una legge soltanto entro la fine del 2020. L'avvio del progetto di riforma arriva mentre si avvicinano le elezioni europee e la mobilitazione dei gilet gialli, sebbene abbia raggiunto i 17 weekend consecutivi di protesta, perde sostenitori. E, soprattutto, in una fase nella quale, il reddito minimo sta diventando un concetto mainstream.