L'Eliseo ha suonato il gong lunedì 8 aprile. E un groviglio gigantesco di richieste, proposte, bocciature, dinieghi e rivendicazioni su cui sono stati chiamati a metter le mani, sotto il coordinamento di due ministri e cinque garanti, diversi istituti di ricerca e di analisi, nel tentativo di dare forma e sostanza a questa sorta di Quaderni delle Lamentele in versione rinnovata rispetto agli originali del 1789. E già si è capito che sarà molto, molto difficile trarne le linee guida per future azioni di governo.
C'è di tutto, dall'abbassamento delle tasse (c'era da intuirlo facilmente, senza eccessive mobilitazioni della macchina statale), alla critica per l'eccessiva burocrazia, alla richiesta di tagliare il numero dei parlamentari. Risulta anche una alta sensibilità per la difesa dell'ambiente e sui rischi del cambio climatico (tematiche molto sentite da Macron), ma anche scarsa disponibilità all'introduzione di tasse ecologiche (spettro da cui ha preso le mosse il movimento dei gilet gialli). Come saranno assorbite queste richieste dal governo di Edouard Philippe? Macron ha promesso una risposta, “senza remore o infingimenti”, entro l'estate. Una cosa è certa: l'obbiettivo di disinnescare i gilet gialli attraverso il coinvolgimento della cittadinanza è per ora fallito.