La crescita del Prodotto interno lordo (Pil) ha raggiunto l'1,9 per cento in Francia nel 2017. E’ il livello più alto degli ultimi sei anni. La rilevazione è fornita dall'Istituto nazionale di statistica e studi economici (INSEE).
Il risultato è stato favorito dalle performance del quarto trimestre (0,6 per cento) e dall'accelerazione degli investimenti. Anche i consumi sono aumentati, +1,3 per cento su base annua.
Le esportazioni hanno fatto ancora meglio, registrando un balzo del 3,5 per cento dopo l'1,9 osservato nel 2016, mentre le importazioni hanno mantenuto un trend costante (4.3). Il saldo della bilancia commerciale continua a essere negativo, erodendo in questo modo parte dell’incremento del Pil.
Tuttavia, le previsioni di crescita dell’economia per i primi due trimestri del 2018 sono piuttosto positive: 0,5 e 0,4 per cento. Anche se non sembrano valori sufficienti per incidere in modo rilevante su uno dei punti più deboli dell’economia francese, il tasso di disoccupazione: dovrebbe diminuire lievemente e raggiungere a metà del 2018 il 9,4 per cento della forza lavoro a fronte del 9,7 misurato l’anno precedente.
Presi per il PIL
Da un lato, il governo aveva sottostimato la crescita con una previsione pari all’1,7 per cento e, dall’altro, il ministro dell’economia, Bruno Le Maire, aveva in parte anticipato nei giorni scorsi che i dati sarebbero stati più positivi. Ma, alla luce dei buoni risultati macroeconomici, il punto è un altro. La Francia, insieme a Belgio, Italia e Slovenia, ha programmato per il 2018 una correzione dei conti inferiore a quanto concordato con l'UE. E nel club dei quattro paesi il peggiore è proprio la Francia, che a fronte di un aggiustamento del deficit pubblico richiesto da Bruxelles di 0,6 punti di Pil avrebbe programmato una correzione pari a zero. Eppure i risultati macroeconomici non sono così male. Quale strategia persegue Emmanuel Macron?