Il governo spagnolo gode di una debole maggioranza parlamentare. Il partito socialista, dal quale proviene il premier, detiene meno di un quarto dei seggi in parlamento. Sanchez, tuttavia, sta cercando di mettere insieme una legge finanziaria che aumenterebbe gli obiettivi di deficit fissati dal suo predecessore di centro-destra Mariano Rajoy.
Le misure, che includono un aumento della spesa sociale e tasse più elevate per i redditi alti, sia personali che societari, potrebbero non essere il modo migliore per rafforzare l'economia spagnola. Ma dimostrano che è possibile attuare quelle che un tempo si sarebbero dette politiche di sinistra, rispettando le regole europee.
Il rapporto deficit/Pil in Spagna sarà del 2,7% nel 2018 e dell'1,8% nel 2019. È vero, il Partito popolare di Rajoy aveva previsto per l'anno prossimo una riduzione più netta, all'1,3%.
La Commissione europea ha scritto a Madrid, spiegando che era attesa per l'anno in corso una riduzione più marcata del rapporto deficit/Pil, ma la differenza tra ciò che sperava e ciò che ha in programma il governo Sanchez è di soli 0,25 punti percentuali.
E l’economia sta andando bene. La crescita ha eguagliato o superato il 3% negli ultimi tre anni e dovrebbe raggiungere il 2,6% nel 2018. Con il 15,2% in agosto, il tasso di disoccupazione è, invece, ancora molto alto. Ma visto che la stima governativa sulla crescita per quest’anno era solo dell'1,1%, la forte ripresa ciclica suggerisce che questo sarebbe il momento ideale per tagliare il debito.
Il governo Sanchez non sta facendo esattamente questo. Il debito pubblico scenderà l'anno prossimo, ma solo dal 97% al 95,5% del Pil. Sebbene resti inferiore a quello di molti altri paesi dell’eurozona come Portogallo, Italia e Grecia, i rendimenti delle obbligazioni spagnole sono ancora bassi anche se segnalate in aumento. Ecco perché un governo prudente si sarebbe preparato, ora, alla prossima recessione. In realtà Sanchez in parte lo sta facendo. La previsione è di scendere con il rapporto deficit/pil allo 0,4% entro il 2021. Il governo italiano stima di aumentarlo al 2,4%.
Entrambi gli esecutivi - spagnolo e italiano – hanno motivazioni simili. Sia Madrid che Roma vorrebbero aiutare chi è rimasto indietro dopo la crisi. In Italia, soprattutto, con il reddito di cittadinanza e in Spagna aumentando la spesa per le indennità di disoccupazione e il salario minimo da 736 euro a 900 euro.
A differenza dell'Italia, però, la Spagna ha trovato un “bilanciamento”. Ovvero, c’è qualcuno che paga. Le imposte sul reddito aumenteranno per chi denuncia più di 130 mila euro l'anno. Cosa che invece Palazzo Chigi non intende fare.
La legge di bilancio firmata Sanchez potrebbe apportare più danni che benefici all'economia, rischiando di rendere il paese meno competitivo. Ma esprime una politica economica solidale, nel senso che penalizza i più ricchi per aiutare i meno abbienti. Da questo punto di vista, somiglia al Portogallo, dove il governo di coalizione di Antonio Costa ha dimostrato che è possibile aumentare la spesa sociale senza sforare i parametri europei. In Italia, al contrario, si va controcorrente, credendo di poter attuare politiche che prevedano solo vincitori.