Ad ottobre 1.800 imprese hanno spostato la loro sede legale dalla Catalogna a un’altra regione spagnola. Oltre alle due più grandi banche catalane (Caixabank e Banco Sabadell), altre aziende importanti hanno preso la medesima scelta tra le quali Abertis, Cellnex e Colonial.
Anche se lo spostamento ha fino ad ora interessato soltanto la sede legale, l’incertezza iniettata nell’economia catalana sta già avendo gravi conseguenze.
Ad esempio, le prenotazioni dei voli per la Catalogna sono scese del 22% ad ottobre e nel secondo trimestre del 2017 l’investimento estero verso la regione si è ridotto del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel resto della Spagna è stata, invece, registrata una crescita del 13%.
La questione catalana potrebbe aumentare il rapporto deficit/Pil dello Spagna di almeno due punti percentuali e ridurre la crescita del Paese.
Presi per il PIL
La Catalogna ha già un’ampia autonomia. La Generalitat è composta da catalani e prende decisioni finali su molte materie importanti (sanità, istruzione, polizia locale). Ma vediamo cosa dicono i numeri. L’Istituto statistico nazionale valuta il Pil catalano nel 19% di quello nazionale, la popolazione locale corrisponde al 16% di quella dell’intero Paese e il contributo della Catalogna alla finanza statale è pari circa al 19%. Quanto ritorna in Catalogna in termini di spesa pubblica? Tra il 14 e il 15%. Se il principio è quello progressivo (si contribuisce in base al reddito e si riceve in relazione alla popolazione) si può effettivamente riconoscere che la Catalogna paga più di quello che riceve, ma poco di più. E non abbastanza da giustificare una secessione.