Oltre all’aumento dell’età media, a salire nell’Ue è anche l’indice di dipendenza degli anziani, definito come il rapporto tra il numero di anziani (di età pari o superiore a 65 anni) rispetto al numero di persone in età lavorativa (15-64 anni): lo scorso anno si è attestato al 33% nell’Ue; nell’arco di un decennio l’incremento è stato pari a 5,9 punti percentuali.
Sebbene i valori relativi varino sensibilmente tra i paesi membri, tutti e 27 si posizionano al di sopra del 20%. I dati più elevati si registrano in Italia (37,5%), Finlandia (37,4%) e Portogallo (37,2%), mentre i più bassi in Lussemburgo (21,3%), Irlanda (23,1%) e Cipro (24,5%).
Rispetto a un decennio prima, i maggiori aumenti dei rapporti sono stati in Finlandia, Polonia e Repubblica Ceca e i più bassi in Lussemburgo, Austria e Germania. La prima economia europea, alle prese con un rapido invecchiamento della popolazione, sta cercando di contenere il gap aumentando i flussi migratori.
Allargando lo sguardo oltre l’Europa, l’indice di dipendenza degli anziani – considerando le prime 5 economie al mondo – si è attestato su valori inferiori al 20% solo in due paesi (dati 2020: fonte: My Data Jungle): Stati Uniti (26%), Cina (17%), Giappone (48%), Germania (34%), India (10%).