L’economia europea sembra dirigersi verso una lunga fase di crescita più contenuta. Anche l’inflazione resterà modesta, in un contesto nel quale la disoccupazione continua invece a diminuire. Tuttavia, l’ambiente esterno è diventato meno favorevole e l’incertezza sta aumentando. Fattori quest’ultimi che stanno colpendo in modo particolare il settore manifatturiero (il cuore pulsante dell’economia europea), che sta subendo cambiamenti strutturali.
Il Pil dell’Eurozona dovrebbe salire dell’1,1% nel 2019 e dell’1,2% nei due anni successivi (2020 e 2021). Nell’Ue la stima annuale per il triennio è leggermente superiore: 1,4%.
Il vicepresidente dell’Ue Valdis Dombrovskis è tornato a esortare “i paesi con livelli elevati di debito pubblico a perseguire politiche di bilancio prudenti e quelli che dispongono di un ampio avanzo dovrebbero utilizzarlo, ora”.
Sulla stessa lunghezza d’onda si posiziona il commissario per gli Affari economici e finanziari: “I fondamenti dell’economia sono solidi. Ma la difficile strada da percorrere non lascia spazio all’autocompiacimento. La politica dovrà rafforzare la resilienza dell’Europa e sostenere la crescita”, ha spiegato Pierre Moscovici.