Inoltre, i livelli dei salari sono rimasti stazionari, in parte a causa della bassa crescita della produttività, i working-poor sono in aumento, la mobilità sociale è stagnante e la disuguaglianza nel Regno Unito rimane elevata rispetto ad altri Paesi avanzati.
Una cosa è sicura. Ora sappiamo che il lavoro da solo non è abbastanza per comprendere il livello di sicurezza economica vissuto dalle persone. Quindi sia gli ottimisti che i pessimisti fotografano un'immagine incompleta. E qui entra in gioco l’insicurezza economica, che può impattare sui lavoratori in termini di opportunità, salute e benessere. E i costi economici possono essere rilevanti in quanto le persone possono restare bloccate in forme di lavoro a basso salario e precario.
Le prove contenute in un rapporto della Royal Society of Arts stabiliscono che il senso di sicurezza economica è un indicatore importante, al pari di altri obiettivi “tradizionali” come l'occupazione, la disuguaglianza e la povertà.
In tal senso dovrebbe diventare l'obiettivo principale del dibattito politico. Partendo dal presupposto che due persone con lo stesso lavoro e lo stesso reddito possono avere, e percepire di avere, prospettive decisamente diverse.
Ecco allora che il prezzo economico da pagare a causa della sicurezza economica può tradursi in un circolo vizioso. Se ci si sente insicuri, la progressione nel lavoro e nella vita diventa difficile, e questo a sua volta ha un costo anche in termini di crescita economica e produttività.
Per questo aumentare l'occupazione non è sufficiente.