In Nigeria, il più popoloso paese africano con oltre 213 milioni di abitanti, è stato proclamato il vincitore delle elezioni presidenziali del 26 febbraio - è il candidato del partito al governo, Bola Tinubu, che ha ottenuto 8,8 milioni di voti - mentre il paese è alle prese con una complessa crisi finanziaria, inflazione elevata e ampie porzioni di territorio soggette ad attacchi da parte di gruppi armati.
Intanto, dalla fine di gennaio, i nigeriani fanno lunghe file anche in banca per depositare i loro contanti e ottenere, in cambio, nuovi naira. La nuova moneta è stata introdotta per ridurre la contraffazione e l’accumulo di contante, ma la sostituzione di tutte le banconote in circolazione si sta rivelando un obiettivo non facile da raggiungere visto che molti nigeriani dipendono dalle transazioni in contanti perché impiegati nell’economia informale o vivono in aree rurali.
Tuttavia, la questione centrale resta l’economia in generale. Si prevede che nei prossimi 25 anni la popolazione della Nigeria raddoppierà arrivando a circa 400 milioni di abitanti, superando gli Stati Uniti come terzo paese più popoloso del mondo. La disoccupazione ha ormai raggiunto il 33% e, secondo la Banca mondiale, 4 nigeriani su 10 vivono al di sotto della soglia di povertà, senza avere disponibilità di energia elettrica, acqua potabile e servizi igienici. E il Pil pro capite nel 2019 era pari ad appena 2.100 dollari (fonte: My Data Jungle).
A dispetto di tutto ciò, le start-up tecnologiche attirano più capitali a Lagos che in qualsiasi altra parte del continente. Ma pur essendo una delle realtà africane più promettenti, il paese si trova a dover gestire crisi multiple a tal punto da non riuscire più ad essere un polo di stabilità per una regione in cui violenze e colpi di stato, estremismi religiosi, tensioni separatiste ed etniche proliferano. Resta, tuttavia, difficile immaginare uno sviluppo del continente che non sia trainato anche dalla Nigeria. È qui che vive quasi un africano su cinque.
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