Evidenzia più Pil pro capite e meno disoccupazione. Produce oltre un quinto della ricchezza nazionale. È la prima regione manifatturiera d’Italia e la terza d’Europa, rappresenta oltre un quarto delle esportazioni, registra un terzo dei brevetti italiani. Parliamo del volano dell’economia dello Stivale: la Lombardia.
Da almeno trent’anni si parla dell’eccellenza lombarda. Ma è una narrazione ancora valida? La Lombardia con quasi dieci milioni di abitanti è più popolosa della Danimarca e dell’Irlanda e appena più piccola del Belgio. E in effetti è la terza regione europea per reddito pro capite, dopo Baviera e Baden-Württemberg, e la terza per valore aggiunto industriale.
Ma in realtà la Lombardia ha cominciato a rallentare rispetto al contesto europeo, soprattutto dopo le crisi dei subprime e del debito sovrano. Se misuriamo la crescita del Pil, tra il 2008 e il 2020 la distanza dalle regioni europee più forti è aumentata e quella dal resto d’Italia è diminuita (il Pil lombardo è cresciuto dell’1,5% annuo meno della Germania, e solo di uno 0,5% più del resto d’Italia). Cresce di più la Spagna, anche se parte da un livello più basso.
Il problema è che la Lombardia, al pari del resto del paese, è rimasta indietro soprattutto sul terreno della R&S (ricerca e sviluppo) e dell’innovazione. In particolare, l’investimento in innovazione è il 7,6% del totale, metà che in Germania e meno che in Francia. In R&S spende appena l’1,4% del Pil regionale (la media a livello nazionale esprime la stessa percentuale): metà del Baden-Württemberg e meno della Francia. Di conseguenza, anche il valore aggiunto realizzato dall’economia lombarda declina, se paragonato al contesto europeo, piuttosto che a quello del Mezzogiorno.