Il “brutale impatto” dei prezzi dell’energia ha infatti incupito le prospettive del Vecchio Continente, per il quale è previso un forte rallentamento della crescita economica e un’inflazione particolarmente alta. Un “mix tossico” a causa del quale “questo inverno più della metà dei paesi dell’Eurozona” sperimenterà una “recessione tecnica con almeno due trimestri consecutivi di contrazione”.
A scattare la fotografia europea è il Fondo Monetario Internazionale, che prevede una recessione tecnica anche per Germania e Italia, che secondo le stime dell’istituto di Washington registreranno “tre trimestri consecutivi di crescita negativa dal terzo trimestre del 2022”. Per il nostro Paese il Fondo conferma una crescita del 3,2% quest’anno ma una contrazione dello 0,2% nel 2023, sebbene seguita da un rimbalzo dell’1,3% nell’anno successivo, nel 2024.
Nello scenario descritto dall’Fmi la politica di bilancio deve di conseguenza fare i conti con la necessità di ricostituire lo spazio fiscale e aiutare la politica monetaria a combattere l’inflazione, con l’obiettivo di aiutare a mitigare il “brutale impatto dei più elevati prezzi dell’energia sulle persone e sulle aziende”, spiega Alfred Kammer, il responsabile del Dipartimento europeo del Fondo monetario.
Per combattere la corsa dell’inflazione quindi le banche centrali delle economie avanzate dell’Europa, inclusa l’Eurozona, dovrebbero portare avanti una politica monetaria più stringente probabilmente anche nel 2023 a meno che l’attività e l’inflazione non si indeboliscano nel frattempo più del previsto. “Continuare ad alzare i tassi di interesse è - mette in evidenza Kammer - al momento un’assicurazione contro rischi che richiederebbero risposte dalle banche centrali ancora più forti e dolorose andando avanti”.