Senza i sussidi pubblici Musk sarebbe riuscito a sviluppare le sue aziende al punto in cui sono oggi?

Doppie verità. Per Elon Musk bisogna eliminare i sussidi per tutti, dopo che lui stesso ne ha ampiamente fruito (sia per Tesla che per SpaceX)

Senza i sussidi pubblici Musk sarebbe quello che è oggi?

Elon Musk dal 5 novembre, giorno delle elezioni americane, ha visto il suo patrimonio salire di oltre 100 miliardi di dollari. Oggi la sua fortuna vale 376 mld. Non sembrano poi così tanti i 259 milioni versati a favore della campagna elettorale di Donald Trump. 

Sempre lui, Musk, ora lavora con il presidente eletto promettendo di tagliare la spesa federale americana di duemila mld, il 7% del Pil degli Stati Uniti. Per questo è stato nominato da Trump co-capo del Department of Government Efficiency. L’obiettivo è individuare quei duemila mld di tagli alla spesa federale, pari al 28% del totale.

Fin qui, si tratta di proclami politici. Allo stesso tempo, fra il 2007 e quest’anno, Tesla (fondata come noto da Musk) ha ricevuto trasferimenti pubblici statunitensi per almeno 2,8 mld, più 466 mln in garanzie pubbliche o prestiti pubblici a condizioni di favore; inoltre cinque casi di sussidi fiscali da parte del Texas, della California ed altri Stati federali mantengono un valore mai reso noto.

Sempre Tesla ha superato nel 2022 i due miliardi di dollari l’anno di ricavi non dalla vendita di auto, ma dalla vendita alle case auto concorrenti di ‘regulatory credits’ (cioè diritti regolamentati di inquinamento); senza questi avrebbe chiuso in perdita anche il 2021, che invece è stato il suo primo anno di utile dalla fondazione nel 2004.

C’è poi SpaceX, il gruppo spaziale di Musk che controlla anche i satelliti per le telecomunicazioni di Starlink: fra il 2011 e il 2021 ha ricevuto 3,17 mld in trasferimenti pubblici a fondo perduto e 106 mln in credito a condizioni di favore. Inoltre, il Texas ha fornito cinque aiuti diretti di entità non resa nota per la costruzione di un nuovo impianto del gruppo.

Lo scarto fra retorica e realtà salta, pertanto, agli occhi. Musk sostiene un presidente convinto che il cambio climatico sia una truffa, ma basa la propria ricchezza su un’azienda dell’auto che incassa circa due mld all’anno vendendo crediti di carbonio per la lotta al cambio climatico.

Sempre Musk sostiene che bisogna falcidiare la spesa pubblica americana ed eliminare i sussidi per tutti, dopo che lui stesso ne ha largamente fruito.

Passando a SpaceX, la musica non cambia: i contratti pubblici conclusi fin qui valgono quasi 20 miliardi di dollari di ricavi. In cambio il gruppo ha fornito servizi e garantito prestazioni eccezionali, ma senza il primo contratto pubblico nel 2008 l’azienda avrebbe rischiato di fallire perché aveva bruciato tutta la cassa.

Senz’altro i sussidi e gli altri interventi pubblici sono piccola cosa rispetto al colossale valore azionario e ai buoni ricavi attuali di Tesla e di SpaceX; ma senza quegli aiuti probabilmente Musk non sarebbe riuscito a sviluppare le sue aziende al punto in cui sono oggi.

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