Nel 2017 l'economia mondiale ha registrato una graduale ripresa. La robustezza della crescita statunitense e cinese ha contribuito in modo significativo. Una mano è venuta anche dalle politiche monetarie espansive adottate nei principali paesi, dalla modesta inflazione e dai bassi tassi di interesse a livello mondiale, che associati a un graduale aumento dei prezzi del greggio, sono stati fattori chiave della ripresa globale. Di tutto ciò ne ha beneficiato anche il Giappone.
Tuttavia, da un lato, le frizioni commerciali tra economie avanzate ed emergenti hanno cominciato a scorgersi all’orizzonte. Dall’altro, il paese nipponico avrebbe bisogno di ridurre il proprio squilibrio nella bilancia internazionale dei pagamenti. Ma non tutto il male viene per nuocere. Se, ad esempio, il surplus delle esportazioni e degli investimenti diretti esteri negli Stati Uniti diventasse troppo ampio, la crescita potrebbe essere inibita dall’insorgenza di nuovi attriti nei rapporti commerciali con altri paesi e dall’apprezzamento della valuta nazionale.
Cosa fare? Per il Giappone diviene allora essenziale passare da un modello basato sull'andamento del Pil globale ad uno fondato sulla domanda interna, anche se non è una via facile visto che la popolazione sta invecchiando e i mercati stanno diventando saturi. Ma sullo sfondo dell’innovazione tecnologica l’economia domestica potrebbe vivere una nuova primavera attraverso l’emersione di nuove frontiere per la crescita.
A dicembre 2017 il Giappone ha inanellato il 61° mese consecutivo di crescita. Ovvero il più lungo periodo di espansione economica del dopoguerra dopo il “boom Izanami”, durato 73 mesi dal 2002 al 2008. Per proseguire così il Giappone deve puntare, oltreché sui consumi domestici, su R&S e innovazione.